Letture capitoli
"Prometti che mi ritroverai
con ogni mezzo
e se non bastasse parla al vento
ed io ti ascolterò"
In questa pagina troverete alcuni spunti di lettura:
passaggi all'interno del romanzo, dal primo all'ultimo volume e, che come un filo sottile, si dipana e lega parole ed emozioni
...
Grazie di Cuore a voi tutti,
con affetto,
Chiara
Strega per metà - Il dono
Vol3
Capitolo 2
- È stato un ciondolo…
- Non “un” ciondolo, Camille - sottolineai - ma “il” ciondolo. Quello di nostra madre!
Mia sorella mi fissò, sbattendo più volte le lunghissime ciglia e mi chiesi cosa stesse pensando di me.
- Non sono impazzita, se è questo che credi! - esclamai allora - Quando consegnai il diario a madame Lane, lei mi disse: “Io non posso farlo!”… al momento ho creduto che non potesse aprirlo per via di quegli artigli che si ritrovava… beh, certo quello non era il momento giusto per chiederle il motivo… - osservai ironica - ma forse, ora, comincio a connettere i pezzi e a capire il perché…
Camille posò la testa contro il muro e iniziò a far ciondolare una gamba nel vuoto; se ne stava posizionata da un lato, sopra a una sedia simile a quella in cui mi ero seduta poco fa in compagnia di Roland e di Etienne con l’unica differenza che adesso, in quella saletta, c’eravamo unicamente io e lei a parlare: papà, dopo aver ripreso conoscenza, aveva espresso il desiderio di poter riposare, e Julian lo aveva accompagnato nell’infermeria accanto. Etienne invece… non sapevo nemmeno io che fine avesse fatto.
L’avevo visto con la coda dell’occhio mentre usciva a testa china e con lo sguardo cupo.
Avevo avvertito rabbia e dispiacere verso di me, ma ancora non riuscivo a perdonarlo e a digerire il fatto che avrebbe potuto infilzare mio padre come si farebbe con uno spiedino.
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- Perché dovrei considerarti pazza? - domandò Camille riportandomi sulla Terra - Al contrario, penso che è un bene aver trovato qualcosa che faccia d’antidoto… ma dovremmo scoprire il motivo per cui ne è allergica! Se la chiave d’argento che indossi è il nostro scudo protettivo, è fatta! - si fregò
energica le braccia sottili - E ci eviterebbe ancora quell’orribile sensazione! - e per l’ennesima volta raccontò dell’onda gelata che aveva ammantato lei e Julian, poco prima d’udire le grida isteriche provenire dal piano superiore.
- Tutto si sta rivelando! - esclamai interrompendola.
Mi mordicchiai un’unghia e ripetei: - Tutto si sta rivelando… mamma mi donò il ciondolo prima di partire per La Roche - rammentai di nuovo - e aveva detto “un giorno potrebbe servire a te”!
Mia sorella frenò la gamba ciondolante e mi squadrò.
- Così disse? Ma significherebbe che sapeva già…
La testa bionda di Julian emerse dalla porta antipanico di destra facendoci trasalire. Dopo un secondo portai l’indice al naso e guardai mia sorella. - … che è una protezione contro il Male? - sussurrai.
I suoi occhi si colmarono di smarrimento mentre le facevo capire di mantenere quel discorso per sé, almeno per il momento.
Mi voltai verso l’ingresso che conduceva alle stanze di degenza e da cui Julian non si schiodava, puntandomi con insistenza. - Roland vuole parlarti…
Sospirai a fondo. Strinsi le mani in due pugni e tornai a Camille: con un cenno mi ordinò “Vai!” confermando che il nostro discorso doveva terminare lì, e che avrebbe taciuto a Julian la questione “ciondolo d’argento” e spiriti maligni da allontanare.
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La ringraziai ma senza riuscire a nasconderle un mesto sorriso: già sapevo d’avere un nuovo colloquio da affrontare, ora, e che non sarebbe stato altrettanto semplice da metabolizzare.
Sembrava che di colpo si fosse tutto appianato. Anche il meteo. Il cielo color cenere era sparito e anche il vento aveva smesso di infuriare e di piegare gli alberi. Sembrava che tutto si fosse arrestato.
Prima ancora di raggiungere mio padre, mi avvicinai a una delle finestre che illuminavano il corridoio deserto, e misi a fuoco l’orizzonte: alcune striature rosa dipingevano il cielo e mi chiesi se non fosse addirittura in corso un inaspettato e incredibile tramonto. Cosa significava? Che Madame Lane
aveva portato il suo Male altrove? Che avrebbe colpito qualche altra zona della città? E dove se ne erano andati tutti quanti?... e mia madre?
Attraversata da un fremito, spinsi la porta ed entrai in infermeria. Trovai mio padre disteso sopra il lettino per le visite mediche, con un braccio lungo un fianco e un altro piegato dietro la nuca. Sembrava che stesse facendo un normalissimo riposo post pranzo.
Anche lui stava osservando fuori ma, come sentì la porta aprirsi, si voltò verso di me e sorrise.
Sorrisi di riflesso e mi sedetti accanto a lui.
- Perdonami - esordì - ho detto delle cose orribili…
Scrollai le spalle.
- Non eri tu a parlare - lo rincuorai - ma un’entità maligna.
Sbuffò e tornò a osservare fuori.
- Prima di perdere il controllo di me - rimarcò - ero proprio io...
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… Ho parlato da uomo stupido, geloso…
Una fitta mi perforò il petto. Strinsi il lenzuolino bianco che ricopriva il lettino.
- Hai detto che mamma è stata rapita - dissi con un filo di voce - significa che se ne è andata contro il suo volere…
Mio padre non rispose, ma compresi che stava piangendo. Portò veloce una mano al viso e si asciugò una lacrima.
- O forse no… - bisbigliò poi.
Scossi il capo. - Credi che lei…
Finalmente mi guardò. Aveva ancora il viso arrossato e un poco sciupato da un nuovo accenno di barba sfatta da giorni. - Senza barba sembri più giovane… - osservai allora - quando ti eri “messo a nuovo” era perché l’avevi rivista, vero?
Fece un breve cenno con il capo. - Mi sono sentito rinascere - ammise - e sappi che stavo male nel tacere a te e a Camille questa cosa. Ma l’avrei fatto… - ci tenne a dire - l’avrei fatto eccome! Prima però, tua madre aveva bisogno di recuperare forze ed energie.
Ci scambiammo un’intensa occhiata da cui percepii tutta la sua sincerità. - Ti credo… papà.
L’ultima parola lo sollevò di umore. Lo capii dai suoi occhi che si illuminarono, questa volta, di nuova luce che mi ringraziava.
Si sedette, rassicurandomi che stava meglio, e spiegandomi di voler proseguire il discorso interrotto: motivo per cui aveva chiesto di vedermi. Negai con il capo e ribadii che non era il caso che si sforzasse di parlare se non se la sentiva. Ma lui insistette e riprese dallo stesso punto interrotto poco fa.
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